In questi mesi di bi-mammitudine ho imparato che...

La vita è un imparare continuo.
La mammitudine è una materia della vita estremamente complessa,  che ti mette costantemente alla prova.
Non sei mai abbastanza preparata.
Non hai mai studiato abbastanza.
Le lezioni sono sempre nuove: a volte entusiasmanti, a volte terribilmente noiose.
Gli esami sono a cadenze regolari e non puoi svicolare.
Non ci sono manuali che tengano, ma ci sono tanti che pensano di sapere
e - sappiatelo voi che leggete - non sanno proprio un bel niente.
Le mamme sono preda di questi presunti tuttologi della mammitudine che regalano perle di fantomatica saggezza, come le noccioline agli scoiattoli.
I social poi, ne sono un vivaio in incremento continuo.
In questi mesi di mammitudine ho imparato a essere completamente sorda ai consigli non richiesti e parzialmente sorda a quelli richiesti, perchè abbiamo l'abitudine insana al chiedere consigli agli altri, per la perenne insicurezza di non essere perfettamente all'altezza.
In questi mesi di mammitudine ho imparato, che sì, sono all'altezza.
Di cosa?
Del meraviglioso, snervante, totalizzante compito di mamma.
Mamma di un'adolescente e mamma di un neonato.
Mamma di due sfide infinite.
Ho imparato a dialogare con l'una e a delegare senza remore con l'altro.
Ho imparato che lei ha ancora bisogno del mio tempo e che lui... pure.
Ho imparato che, no, non posso far tutto.
E' un falso mito, quello della superdonna che coniuga ogni cosa come i verbi latini.
Bisogna rinunciare a tanto, bisogna mettere da parte una fetta di sè, conservarla certo, ma nell'angolino della dispensa, perchè c'è un tempo per ogni cosa e ogni cosa a suo tempo.
E forse per alcune cose il tempo non verrà mai.
Punto.
Ho imparato ad essere indulgente con me stessa, con i miei limiti, con le mie ansie.
Ho imparato che è inutile spiegare ad un bambino piccolo il senso del tempo, perchè lui non lo capisce, lui non conosce il prima, il dopo, un attimo e arrivo, lui ti vuole, vuole il tuo sguardo, i tuoi baci, lui brama le tue carezze e il suono tranquillo della tua voce, li vuole tutti, subito, costantemente e senza rimandi.
Ho imparato che non serve snocciolare la compilation delle ninne nanne, ne basta una ripetuta come un mantra, piano piano - trovare gli ingredienti in rima per migliaia di caffè della Peppina è un esercizio mentale che la settimana enigmistica non è nulla al confronto, sappiatelo.
E che a volte non serve nemmeno quella, bastano gli sguardi e le carezze, perchè lui si abbandoni al sonno.
Ho imparato che metterlo nel lettone per farlo dormire e poi spostarlo nel suo lettino, non è il male, ma un toccasana per la mia schiena, che, sì ho passato i 40 e un bambino di oltre 10 kg per 70 cm, col cavolo che lo cullo più di 5 minuti 5 :D
Ho imparato ad ascoltare il suo pianto e a non averne paura, perchè lui non ha altro modo per chiedere e se non lo si ascolta non gli si può dare.
Ho imparato che si può fare un cesareo ed essere felici della scelta fatta, perchè nessuno dei due ha rischiato la vita, che, per me, il parto naturale della prima è stato un incubo senza fine, altro che gioia di fare la brava mamma (e no, non sono una che non sopporta il dolore, credetemi, ne ho sopportato tanto).
Ho imparato che non sono meno mamma se ho allattato poco, ma anzi, sono una grande, perchè ho allattato il più possibile, nei limiti del possibile e, nel poco, ho fatto meglio della prima volta.
Ho imparato che se una pappina non gli va, perchè fa una smorfia schifata è inutile insistere per la gioia di vedersela tirare in faccia, basta cambiare pappina e lo svezzamento procede sereno, perchè non è un bambolotto, è una persona e quindi chi ha detto che non possa avere i suoi gusti? E se il pesce non gli piace, gli piacerà più avanti o forse non gli piacerà mai, come a suo padre.
Ho anche imparato che le pappine pronte non sono il male, ma la salvezza, vedasi il di sopra concetto che non sempre si riesce a fare tutto.
Le mamme non hanno un capo a cui rispondere, ma hanno il loro senso di colpa.
Ho mandato a fanc.. ehmm.. a Forlì-Cesena il mio senso di colpa.
Ho imparato che non posso aver sempre ragione con la grande, solo perchè sono più grande (anzi ora lei è più alta di me).
Ho imparato a lasciarle spazio, a darle tempo, a non cercare di capire per forza i momenti no, perchè uno può avere una giornata storta e punto.
Poi passa.
Ho imparato a mettermi in discussione, a riflettere di più, a ritornare con la mente a quando avevo 12 anni, a cosa pensavo allora, quando tutto era o bianco o nero, quando l'immane tragedia era sempre dietro l'angolo, foss'anche un semplice antiestetico brufoletto sulla guancia.
A volte sono stanca, così stanca che vorrei davvero avere la possibilità di fuggire, vorrei tornare all'assenza di responsabilità del prima.
Ma poi schiaccio reset sulle nuvolette di paturnia e sorrido a questa vita che nonostante tutto mi sorride.
Chiudo gli occhi, faccio un bel respiro e riparto.
E magari mi prendo un momento di tempo per scrivere, perchè ci vuole anche quello.
Perchè anche un po' di tempo per me è importante, poco ma buono.
Ho imparato a dare il mio tempo, ma anche a riprendermene un po', quando capita, senza un programma fisso, quasi fosse un regalo.
Un bel regalo.
Ho imparato anche questo.
E ne sono orgogliosa.



Buona giornata e alla prossima puntata :)

Foto: Cristina

Commenti

  1. Amica mia, hai imparato tante cose meravigliose ma sono sicura che la maggior parte le hai solo "ricordate" ma che le sapessi già :-D

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  2. Ciao congratulazioni... non sapevo del tuo cucciolo!

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